Camera mia aveva un grande specchio tondo ricoperto di fotografie sui lati e sotto, sul canterano, una guerra di creme trucchi e libri mi rappresentava incredibilmente. Il mio letto era grande, ricoperto da un telo celeste e aveva un testata in legno dove avevo legato dei palloncini sgonfi rubati non ricordo neanche dove.
C’era un armadio enorme che custodiva disordinate le mie cose tra cui una trapunta orrenda bianca che avevo trovato quando entrai la prima volta. Nell’angolo, sulla destra, un attaccapanni con delle borse.
La porta era una m****, quasi tutta in vetro ricoperta da uno straccetto.
La finestra prendeva quasi tutta la parete, si apriva in due punti e mi piaceva tantissimo… Eppure vedendola dal marciapiede sembrava identica a tutte le altre del palazzo.
Il salotto era il tipico salotto dove vivevano almeno 15 persone per volta, perché “vamos a Cañas” era la frase più gridata dagli Erasmus nel pieno della frenesia e credetemi, era impossibile tenere pulito quel posto.
Il giorno che me ne sono andata camera mia erano ormai 4 pareti che scoppiavano di ricordi e una volta nuda si era ridotta a un semplice posto pronto ad abbracciare una nuova storia.
L’ho salutata come si saluta una vecchia amica alla stazione e chiudendola mi sono sentita scivolare via tutte quelle sfumature di luce che entravano la mattina e ho desiderato di essere ricordata per sempre da qualcosa di inanimato, senza parola né ricordi.
La guerra contro la malinconia è persa in partenza, non puoi reagire e oggi cara Spagna mi mancano le tue strade calde ma strette, i signori vestiti di scuro seduti sulle panchine con il cappello, le sedie rosse stracolme di ragazzi che parlano a voce alta, i segna gradi agli angoli delle strade, le macchine con la radio a tutto volume sempre con le solite tre canzoni, i capelli perfetti delle ragazze, gli approcci goffi ma straordinariamente teneri dei ragazzi spagnoli, le bandiere che scendono dai palazzi, l’odore della cucina della mamma alle 2 del pomeriggio e il suono delle posate che riecheggia nel patio, i bimbi col giacchetto in mano tornando da scuola, e Ambra in strada che accarezza le vie, raccoglie sassi e respira il caldo, felice.