Mi domando sempre se questo bisogno di libertà sia legato in qualche modo a tutto quello che dobbiamo sopportare a lo largo della nostra vita, e se siamo vasi che a una certa traboccano.
Penso ci sia un tacito accordo tra quelli che hanno un aguante sorprendente che permette loro di arrivare a un certo punto e sentire l’estremo bisogno di respirare e di sganciarsi da tutto ció che ha provocato un dolore di media-forte intensità.
Noi siamo quelli che sentono davvero, quelli dell’istinto, quelli che a una certa si stufano, quelli che di pazienza non ne hanno.
Ma siamo anche quelli dell’individualità del dolore, quelli che non si fidano più, quelli che non hanno più voglia.
Siamo quelli che si sentono soli, che seguono la voce nella loro testa perché è l’unica che più o meno coerentemente ci fa vedere la realtà dei fatti.
Siamo quelli stufi di sentire parole di incoraggiamento visto che il mondo è pieno di buchi neri e nessuno può prevedere i moti interni di qualsiasi essere vivente.
Siamo quelli stufi di encajar, di cercare e di eccellere.
Siamo quelli stufi delle critiche e siamo esausti dei giudizi, perché siamo sfiniti per come ci fanno sentire.
Siamo stufi della nostra sensibilità e sentiamo ripugnanza per chi non ne ha, per chi non sente, per chi è sempre freddo.
Siamo saturi di rimanere dentro al cerchio della normalità, dentro al cerchio delle esigenze degli altri, dentro alla buena conducta eticamente accettabile.
Siamo davvero stanchi e non sappiamo quanti colpi ancora ci rimarranno prima di cadere per poi non aver manco più voglia di rialzarsi
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